TAMBURO SCIAMANICO E CANTO SPONTANEO

TAMBURO SCIAMANICO E CANTO SPONTANEO – Workshop
Prova la vibrazione del tamburo sciamanico e del canto spontaneo

Maurizio PUXEDDU
Musicista, compositore, didatta, ricercatore

Sabato 17 Giugno 2023
Orario: 15.00/16.00 – 16.00/17.00
Luogo: Teatro Comunale

COSA OFFRO NEL FESTIVAL?

Partendo da tecniche base e consigli utili per iniziare a suonare il tamburo sciamanico, vi farò provare l’esperienza del suonare insieme, ascoltandoci, cantando in modo spontaneo, in un workshop semplice e adatto a tutti, muovendoci a tempo, seguendo le nostre energie in sincronia con quelle della terra, dell’acqua, del fuoco e dell’aria.

Ci divertiremo con un canto tradizionale dell’America del Sud, legato alle energie della terra e dell’universo, accompagnandolo con il tamburo sciamanico, con tamburi a cornice, con il bombo, e con vari atri tamburi monopelle e sonagli.

LIVELLO DI ACCESSO: MOLTO FACILE/MEDIO
E’ adatto a tutti, anche a chi non sa suonare alcuno strumento.

CONTENUTI

Esploreremo varie ritmiche adatte a creare atmosfere e suggestioni differenti, per sentire le energie interiori ed esteriori.

CONSIGLI
Se possedete uno strumento musicale (possibilmente una percussione), lo potete portare, ma va bene anche il battito di mani, la body percussion, la voce.

Questa esecuzione nel seguente video si avvicina molto ad un brano che vi voglio proporre nel workshop.

Tamborcito, tamborcito
Analisi di Maurizio Puxeddu

“Tamborcito, tamborcito è un canto equadoregno, che si potrebbe
definirre in maniera molto appropriata un “canto medicina”. E’ un canto semplice, ma molto bello, sia per quanto riguarda la melodia con il suo movimento a tratti verso l’alto, che per il ritmo del tamburo, calmo e ripetuto, come il pulsare di un cuore. Ma anche il testo, nella sua semplicità, ha una impressionante profondità e volontà di ricerca interiore e di unione verso l’esterno e verso gli altri.

Nel testo si chiede aiuto, rivolgendosi all’esterno di se stessi, ad un piccolo tamburo, verso un oggetto costruito dall’uomo, realizzato con un cerchio di legno, tratto da un albero, e con la pelle di un animale. Il sacrificio di quel legno, di quell’animale, ne permette la vibrazione. Ed è su questa vibrazione che bisogna cercare di appoggiarsi, di andare in sincronia, cercando aiuto nello strumento per “accordare” il nostro canto alla sua vibrazione.

La melodia, dopo qualche ascesa e discesa pulita nella prima strofa, diventa un lanciare le note verso l’alto, con una progressione musicale, una vibrazione riconoscibile e molto potente. E’ a questa vibrazione che si chiede aiuto per cantare, per esprimere qualcosa. Ma cosa? Lo scopriamo nella quartina successiva.

Per far salire la voce, far salire la vibrazione dell’anima, l’energia interiore. E che vada dove deve andare. Ma dove deve andare questa energia?

Andrà al cuore di mio fratello, di mia sorella, di mio padre, di mia madre, di mia nonna, di mio nonno, di mio figlio, di mia figlia, dei miei amici e conoscenti, di tutti gli esseri viventi, al cuore di questo fuoco, di questa acqua, del vento e di questa terra. Dell’universo. Al cuore, al cuore. E’ un canto che ricerca l’unione con tutti e col tutto, esattamente con l’energia universale.” (M.P.)

IL TESTO

Tamborcito, tamborcito
Tamborcito, tamborcito, ayudame a cantar
Tamborcito, tamborcito, ayudame a cantar
Para que salga la voz, para que salga la voz,
para que salga la voz, y llegue adònde tenga que llegar
Al corazón de mi hermano, al corazón de mi hermana,
al corazón de (1) esta tierra, (2) esta agua (3) este fuego (4) este viento
al corazón, al corazón

(Da capo 4 volte, sostituendo hermano – hermana
con padre madre – abuelo abuela – hijo hija)

Maurizio PUXEDDU

Maurizio PUXEDDU durante la sua crescita artistica ha avuto una formazione musicale con differenti modalità di apprendimento e conoscenza. Prima della sua formazione classica in Conservatorio di Musica, sin da piccolo, in famiglia, con uno stimolo continuo e sua propensione verso la musica in generale, quella con trasmissione orale, ovvero senza il supporto della notazione musicale e senza le regole tipiche della musica classica, il contatto con la musica è avvenuto con la chitarra, il canto e il mandolino suonato in casa dal padre, dallo zio e dal nonno, successivamente anche con la musica classica ascoltata istintivamente, poi sviluppando un interesse per la musica e gli strumenti musicali del mondo. Nel contesto di questo workshop, uno tra tanti altri motivi che ha fatto da grande cassa di risonanza in Europa, il golpe in Cile del 1973 (Maurizio aveva 13 anni), con la caduta di Salvador Allende e gli orrori della dittatura di Pinochet, è stato motivo di attenzione verso la musica tradizionale dell’America del Sud, in particolare quella delle Ande e di tutti quei i paesi che vi si affacciavano: Cile, Perù, Bolivia, Equador, Colombia, Argentina, Venezuela.

Questo fatto oltre a fargli conoscere le tematiche politico sociali, la poetica, la comprensione e la ancestrale cura della natura rigogliosa di quei paesi, gli ha fatto scoprire gli strumenti musicali tipici (charango, bombo, cuatro venezolano, bombo legüero, quena, sicus, trutruca, guitarra, tiple, mohocheno, ecc…), le musiche ed i canti tradizionali, gli autori, i gruppi musicali ed i cantori di quell’epoca inseriti nel movimento conosciuto come Nueva Canción Chilena (Violeta Parra, Isabel e Angel Parra, Victor Hara, Atahualpa Yupanqui, Los Calchakis, Illapu, Inti Illimani, Quilapayun e altri) e del passato, come quello delle civiltà precolombiane. In questo quadro, per la zona dell’America del Sud, Maurizio ha sviluppato la pratica e la conoscenza di canti e musiche legate alla natura, in particolare al rapporto, con un rispetto e considerazione totale per la natura e per le energie universali, che nelle antiche civiltà costituiva un aspetto essenziale.